Freddo nelle ossa – Kathy Reichs

Freddo nelle ossaFreddo nelle ossa by Kathy Reichs
My rating: 3 of 5 stars

3.5

Ci sono quegli autori che scopri ai loro inizi e non li molli più, vuoi per affezione, vuoi perché comunque la lettura è sempre piacevole, pur con alti e bassi. Di Kathy Reichs ho tutti i libri della serie Temperance Brennan, che è diventata anche ispirazione per la serie tv Bones.

Quando uscì il primo libro di Kathy Reichs nel 1998, “Corpi freddi”, ero già in palla con Patricia Cornwell che aveva rivoluzionato il modo di rappresentare le indagini in un thriller rendendo protagonista l’analisi scientifica dei corpi delle vittime.

A differenza di Kay Scarpetta (anatomopatologa forense), Temperance Brennan è un’antropologa forense e svolge la stessa professione della sua autrice. Si occupa di ossa, in sostanza, e qui siamo a oltre 20 volumi della serie che si alternano tra Charlotte (nella foto innevata come nel romanzo) e il Canada (Montreal), dove la nostra protagonista presta servizio e insegna per sei mesi all’anno.

In questo “Freddo nelle ossa” Tempe ha a che fare con qualcuno che le recapita a casa un bulbo oculare, ma ha anche problemi con la figlia Katy, che dopo una carriera militare in prima linea ha deciso di lasciare l’esercito e soffre di sindrome da stress post traumatico. Quando Katy sparisce senza lasciare traccia la situazione si complica e quel bulbo è solo l’inizio di una serie di messaggi inquietanti che sembrano avere come destinatario proprio Tempe.

Il thriller è scorrevole, la tensione cresce quando a poco a poco il cappio sembra stringersi sul collo della nostra protagonista (l’occhio della copertina sembra proprio un mirino), anche se devo dire che il colpevole non è impossibile da scoprire e forse qui la nostra Temperance si dimostra poco sveglia in alcuni frangenti. Di contorno il solito detective (ora privato) Andrew Ryan con cui ormai Tempe sembra aver trovato una certa stabilità sentimentale e il burbero, politicamente scorretto, ma efficace Skinny Slidell anche lui uscito dalla polizia. Su Ryan non mi esprimo, ma ormai son più le volte che non risponde al telefono perché in missione chissà dove, salvo poi comparire a sorpresa e ri-sparire a random.

Lo stile è sempre molto colloquiale, a tratti fa sorridere nelle parti di vita quotidiana e non scientifiche e con questa prima persona Tempe sembra quasi parlare al lettore. Forse un filo troppo raccontato.

L’ideale sarebbe leggerlo con già un’infarinatura delle avventure e dei rapporti tra i personaggi. Insomma, non lo consiglierei come primo libro della Reichs anche se, come tutti, è autoconclusivo

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