Prende forma, al largo del porto di Genova, la nuova diga foranea. Nel cantiere marittimo al largo dell’attuale diga, è stato posato oggi a 25 metri di profondità il primo degli oltre 90 cassoni che comporranno i primi 4 km dei 6 km complessivi dell’opera, i cui lavori vanno avanti senza sosta.
Inizia così il comunicato stampa inviato ai giornalisti ieri pomeriggio al termine dell’evento che avrebbe dovuto mostrare l’inizio delle operazioni per l’affondamento del primo cassone. Una nota rilanciata da tantissimi media (basta cercare su Google posato primo cassone diga) che in realtà è un esempio tipico di fattoide ossia una “Notizia priva di fondamento, ma diffusa e amplificata dai mezzi di comunicazione di massa al punto da essere percepita come vera“. Solo chi c’era ha capito che questo cassone in realtà non è stato ancora posato.
E nel giorno in cui il mio maestro Mario Bottaro, scomparso lo scorso giugno, avrebbe compiuto gli anni, non posso stare zitta, anche se da giornalista con esperienza ormai ventennale non esprimo mai le mie opinioni negli articoli, basti pensare che quando parlo di sport c’è chi mi reputa genoana o sampdoriana a seconda di ciò che scrivo. Se andate a guardare il pezzo scritto per Liguria Business Journal, qualcosa si poteva intuire.
Si è toccato il fondo ieri, mentre avrebbe dovuto farlo il cassone secondo quanto annunciato. Le espressioni smarrite di qualche collega mi hanno rassicurata sul fatto che non avevo capito male io quando, in fretta e furia, l’evento è stato chiuso con l’applauso della platea fatta di istituzioni e imprenditori del settore marittimo sulle riprese del cassone galleggiante in un punto imprecisato del Ponente genovese.
Flashback per chi non conosce l’opera più costosa del nostro Pnrr: la nuova Diga di Genova, costruita dal consorzio PerGenova Breakwater, è la più ambiziosa costruzione di ingegneria marittima perché posizionata su un fondale profondo 50 metri. La Diga serve per accogliere le giganti portacontainer all’interno del porto cittadino genovese senza problemi di sicurezza (nel porto di Pra’, sempre a Genova ma gestito da altro terminalista, questo è già possibile). Il costo del primo lotto di 900 milioni sale a 1,3 miliardi con il secondo e l’Anac, l’Autorità anticorruzione, ha messo in guardia su “anomalie procedurali” e “criticità” sul mancato rispetto dei principi di concorrenza, parità di trattamento e trasparenza con un ulteriore rischio riportato qui. C’è poi un altro rischio, quello geologico, che ha caratterizzato l’avvicinamento alla giornata di ieri e che compare anche nei dialoghi intercettati nell’ambito della mega-inchiesta che ha portato all’arresto di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e di Aldo Spinelli, il terminalista che avrebbe beneficiato di più della costruzione della Diga e che ha anche provocato le dimissioni del project manager Piero Silva. Vi lascio un altro link dell’articolo scritto da Andrea Moizo, il collega che più di altri si è interessato delle problematiche di questo mega-appalto.
La Diga entra dunque nel filone dell’inchiesta e di domande da fare, ieri, ce ne sarebbero state. Invece no. Non è stato previsto un momento stampa, ma solo la passerella con la presenza del ministro Salvini.
- Nessuno ci ha spiegato perché le operazioni di affondamento non sono state fatte ieri;
- Qualcuno ha pure mentito sui tempi di costruzione del primo cassone nelle dichiarazioni ufficiali, perché dal 2 aprile alla metà di maggio non sono passati 20 giorni, ma 45 e non ha spiegato come riusciranno a costruire gli altri 94 al ritmo di uno ogni 15 giorni;
- Nessuno ha spiegato come intendono recuperare i ritardi che sono già, secondo i bene informati, di oltre 200 giorni
Dichiarare che a causa delle condizioni proibitive del mare non sarebbe stato possibile affondare il cassone e raccontare che per adagiare il cassone sul fondo occorrono almeno 18 ore non è una sconfitta, ma un dovere di trasparenza soprattutto alla luce di quanto è emerso negli ultimi giorni e dell’enorme costo dell’opera.
Il voler fare a tutti i costi è un po’ il leit motiv di queste ultimi amministrazioni, anche a scapito delle procedure e delle legittime riflessioni. Riflessioni che non sono un no alle grandi opere e io stessa non sono contraria, ma c’è modo e modo. L’inaugurazione per dire “ecco, noi ci siamo riusciti” è frequente, salvo poi dover attendere altre settimane per la fruizione vera e propria. I genovesi del Ponente sanno quante volte la nuova rampa che dalla sopraelevata porta direttamente in lungomare Canepa è chiusa per manutenzione.
Quindi credo che l’evento di ieri sia stato un altro clamoroso autogol di chi voleva dimostrare di voler andare avanti a tutti i costi e nonostante tutto e invece ha fatto solo la figura dell’ottuso rullo compressore, oltre che mal consigliato dal punto di vista della comunicazione.
Un altro bravo collega come Alberto Quarati ha mostrato il re nudo con questo articolo. Ancora Andrea Moizo è stato bravo a farsi spiegare perché non è stato possibile concludere ieri la procedura.
AGGIORNAMENTO: Domenica 26 maggio le operazioni di posa si sono concluse visto che il cassone non è più visibile al largo. Il Tgr della Liguria ha annunciato la fine delle operazioni. Al momento (lunedì 27) non è arrivata nessuna comunicazione per informarci.
AGGIORNAMENTO/2: A quanto riferito da una fonte attendibile il cassone è ancora in fase di immersione (lunedì 27 maggio ore 15).
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Brava, Emanuela! Piera
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