L’Europa e l’eredità del Manifesto di Ventotene

Si vota per le elezioni europee e dopo il primo giorno l’affluenza in Italia è poco sotto il 15%. Le elezioni europee, dal 1979 a oggi, hanno sofferto nel nostro Paese un calo quasi costante della partecipazione al voto. Ci sono Paesi, che fanno peggio, come si vede dallo specchietto che ho trovato sul sito ufficiale del Parlamento europeo, come se l’Europa non scaldasse gli animi. La politica italiana vede, con la miopia che da tempo la caratterizza, queste elezioni come un banco di prova per il governo, così come le recenti elezioni regionali (dimenticando, in quest’ultimo caso che nelle amministrative contano molto altri fattori).

Eppure le elezioni europee dovrebbero essere al primo posto dell’interesse dei cittadini, visto che è dall’Ue che arrivano direttive, regolamenti, pareri eccetera (clicca qui per sapere come funziona), che influiscono molto sulla nostra vita.

C’è da dire che l’Europa non ha fatto molto per farsi amare in certi frangenti, anche se occorre precisare che spesso sono gli stessi media a ingigantire l’aspetto “da burocrate” delle istituzioni di Strasburgo e Bruxelles, mentre tantissime opere materiali e immateriali sono finanziate grazie a essa. La creazione dell’euro ha creato una divisione all’interno della stessa Ue, tra chi usa la moneta unica e chi no. La discriminante sono parametri economici di un certo tipo, che hanno visto la Germania come Paese trainante su questi aspetti (dimenticando quanti occhi sono stati chiusi nei suoi confronti a livello economico dopo le macerie della Seconda Guerra Mondiale). Nel 2012 addirittura il pareggio di bilancio è stato scritto sulla nostra Costituzione.

L’unione monetaria si è realizzata e l’Italia ne ha beneficiato parecchio, ma l’Unione Europea è ancora oggi un’incompiuta. Ha tradito uno dei testi che ne rappresenta il fondamento e che in poche pagine racchiudeva un ideale ampiamente condivisibile: il Manifesto di Ventotene.

Ventotene, piccola isola di confino e di grandi idee

A Ventotene ci sono stata per una settimana. Nell’unica mezza giornata di pioggia morivo di noia (ero poco più che ventenne). L’isola si gira in venti minuti a piedi, essendo poco meno di 1,9 kmq. Provate a immaginare cosa poteva significare essere confinati lì, come accadde nel 1941 ad Altiero Spinelli e a decine e decine di altre persone solo perché di idee politiche contrarie al regime di Mussolini. Sorveglianza stretta, possibilità di camminare solo in determinate zone e orari erano solo alcune delle restrizioni subite dai “dissidenti”, che comunque riuscirono a far uscire dall’isola la prima edizione del Manifesto di Ventotene, il testo che ispirò coloro che istituirono la Comunità Europea.

Consiglio di trascorrerci almeno un fine settimana, a Ventotene (in fondo all’articolo qualche foto). Lì tutto ricorda quegli anni e la bellissima libreria Ultima Spiaggia sulla piazza del Paese ha una fornitissima bibliografia sui temi dell’epoca. Di fronte a Ventotene, tra l’altro, c’è l’Isola di Santo Stefano, con il carcere borbonico trasformato in prigione per gli oppositori politici. Anche Sandro Pertini fu incarcerato lì. La guida è eccezionale e spiega la storia e i prigionieri illustri di quel posto.

Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la collaborazione di Eugenio Colorni avevano capito che gli Stati nazionali hanno rappresentato uno dei grandi problemi dell’epoca e della crisi della società. Ne è scaturito il totalitarismo che a cascata si è diffuso in diversi Paesi. La critica non era solo nei confronti della Germania e dell’Italia, ma anche della Russia. Una realtà sovranazionale era vista come la possibilità di stemperare questo individualismo dei singoli Stati che influenza anche gli stessi partiti e i sindacati. Si parlava già di un esercito europeo, per esempio, ma anche di come questa realtà federale avrebbe potuto far stare meglio tutti i cittadini anche livello socio-economico.

Come sappiamo la vera svolta in questa direzione è stata stoppata dalla mancata entrata in vigore del Progetto di trattato che adotta una Costituzione per l’Europa (non ratificato), che nel 2005 è stato respinto da due referendum popolari in Francia e Olanda.

Il successivo Trattato di Lisbona del 2007 aveva rimesso in moto l’Ue, dando anche maggior importanza allo stesso Parlamento Europeo nei confronti degli altri organi, ma le crisi economiche che si sono susseguite negli anni hanno evidenziato come ancora l’Europa abbia una certa influenza a livello economico (il meccanismo degli aiuti, ultimo il Pnrr, è efficiente), mentre sulle crisi internazionali (Ucraina e Palestina) e altre situazioni come gli aspetti della gestione dell’arrivo di persone dall’Africa attraverso il mare, l’Europa mostra ancora tutti i suoi limiti se non una sconcertante immobilità.

Tornando al visionario Spinelli: quanto c’è bisogno di persone del genere anche oggi? Che non guardino al loro orticello, ma si spingano davvero nel futuro? Però mi rendo conto anche che l’informazione attuale, coi titoli sparati e il giorno dopo smentiti o dimenticati, fagocita chi invece ha delle idee che potrebbero essere di largo respiro.
E probabilmente oggi, una persona così, non riuscirebbe a fare politica: in un partito sarebbe affossato dalle lotte tra uomini/donne piccoli che tagliano le possibili correnti interne perché non hanno sostenuto il leader di turno.

Dove leggere il Manifesto

Sul sito dell’Istituto Spinelli potete trovare il Manifesto in tutte le lingue europee.

Carico qui sotto il pdf dell’edizione italiana. Al di là delle varie prefazioni leggetevi le frasi limpide scritte da questi uomini che avevano una visione non fatta di vendetta su chi li aveva imprigionati, non di rivendicazioni individuali o di categoria.


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