Ho ucciso Enrico Mattei by Federico MossoMy rating: 4 of 5 stars
Il nome Enrico Mattei ha aleggiato nella mia esistenza per un bel pezzo come una figura nebulosa (troppo giovane per aver vissuto quei tempi) ma apprezzata da tanta gente. Quando ero un’universitaria usufruivo di una “biblioteca multimediale”, una sorta di spazio dedicato a internet quando ancora non era così diffuso in Italia, messo a disposizione dalla Fondazione Enrico Mattei.
I misteri sulla sua morte li ho compresi poco dopo. Avendo apprezzato altri libri di Gog Edizioni non mi sono persa questo titolo, acquistato al Salone del Libro.
Mosso ispira il suo romanzo sull’inchiesta del sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, che negli anni Novanta ha finalmente chiarito che l’aereo privato su cui viaggiava Mattei è caduto a causa di un’esplosione provocata da una carica montata probabilmente nel carrello del velivolo. L’inchiesta è stata archiviata perché sui mandanti era impossibile fare chiarezza.
E così l’autore inventa un fantomatico “agente Joe” e gli fa attraversare quasi 40 anni di storia oscura del nostro Paese. Un italiano che lavora per gli americani nella lotta contro “i comunisti”, ma non solo. Ciò che fa Mattei è giudicato pericoloso per le Sette Sorelle del petrolio. Rendere l’Italia indipendente dal punto di vista energetico, concedere ai Paesi estrattori una percentuale maggiore rispetto al 50-50 e così via.
Mosso fa ulteriori passi: collega altri due omicidi alla questione Mattei. Il giornalista Mauro De Mauro che stava indagando in Sicilia proprio su e Pier Paolo Pasolini, che stava scrivendo Petrolio quando è stato ucciso.
Il libro è densissimo, forse troppo (per questo una stella sotto le cinque) con alcuni excursus molto spiegati (mi sarei limitata al punto di vista stretto su Joe). Sia chiaro, mi è piaciuto perché appunto consente di rinfrescare la memoria su alcuni aspetti della storia italiana recente. Ho ucciso Enrico Mattei non fa sconti: Joe è un personaggio orribile perché è un perfetto esecutore. Non si fa troppe domande e solo a fine carriera capisce tante cose. Mosso è pure bravo nella descrizione dei vari omicidi con alcuni momenti splatter godibili. Un appunto che forse posso fare è un io narrante un po’ schiacciato, come linguaggio, sui giorni nostri anche quando stiamo parlando degli anni Cinquanta. Il narratore intervalla la parte focalizzata sul protagonista con una sorta di excursus onirico dedicato a Mattei e al cane a sei zampe ispirato al drago Tarantasio.
Altro plus di questo libro è la postfazione in cui l’autore racconta le fonti da cui ha attinto per scrivere il romanzo.
Scopri di più da Emanuela Mortari
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
