Il ritorno by Marco VichiMy rating: 4 of 5 stars
Raramente ho pianto così tanto e sono stata così disturbata dalle violenze descritte leggendo un libro.
Non conoscevo Vichi e questo è il suo primo romanzo che affronto. Mi è stato regalato.
Vichi è un giallista che stavolta si è misurato con un genere diverso. Ecco, genere. Difficilissimo da catalogare e non facile da leggere: un muro di testo, quasi un flusso di coscienza, pochi dialoghi, tantissimi pensieri che terminano con puntini di sospensione, un continuo rimando tra presente e passato alternando un narratore a focalizzazione variabile a un raro tu narrativo.
Il ritorno ti colpisce come un pugno, anzi è una coltellata al cuore che si ripete come un supplizio. Perché nella guerra non c’è lieto fine, le ultime 70 pagine sono un calvario emotivo e il racconto minuzioso di ciò che è realmente accaduto alle donne bosniache è qualcosa che non si dimentica. È la verità, anche se contenuta in un romanzo. A mio parere doveroso scriverne per tramandare la memoria di quelle atrocità.
La guerra quasi casa per casa, vista dall’occhio di un gruppetto di persone, assume un tono di tragedia ancora più grande rispetto a quello che può essere un racconto corale.
Tutto questo si interseca in una storia già drammatica, quella di Mario/Maria e del suo percorso tortuoso verso il sentirsi veramente se stessa dopo una vita in cui non ha mai conosciuto l’amore e ricevuto solo schiaffi.
Un libro che divide parecchio, non per tutti, ma che forse tutti dovrebbero leggere. (la trama ve la lascio in fondo)
Nel corso delle guerre jugoslave, lo stupro è stato utilizzato come strumento di pulizia etnica e arma biologica, tanto che si stima che le vittime di stupro si aggirino tra le 25.000 e le 60.000, leggo su Estranei.org.
Apprendo da corriere.it (riporto alcune parti dell’articolo) che delle decine di migliaia di crimini di violenza sessuale commessi contro le donne e le ragazze durante la guerra della Bosnia Erzegovina, dal 1995 i casi giudicati dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, dalle corti nazionali o da quelle locali sono meno di 40. Per le autorità della Republika Srpska, una delle due entità in cui lo stato balcanico venne diviso a seguito degli accordi di Dayton, non è successo niente. Un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International, intitolato “Quando ognuno resta in silenzio” realizzato nell’ambito della campagna dell’organizzazione per i diritti umani per far sì che le sopravvissute agli stupri di guerra ottengano giustizia e riparazione, racconta la lotta per la sopravvivenza di queste ultime nell’entità serba della Bosnia Erzegovina. La realtà ignorata è che molte sopravvissute stanno ancora combattendo i postumi sul piano fisico, emotivo e sociale dei crimini commessi ai loro danni. Lo fanno isolate, in silenzio, dimenticate. A seguito degli stupri e di altre violazioni dei diritti umani, molte sopravvissute hanno sviluppato disordini da stress post-traumatico e altre sindromi, quali insicurezza, vergogna, autocolpevolizzazione, depressione, perdite di memoria, assenza di concentrazione, incubi, flashback, ansia e sfiducia negli altri.
In questo romanzo incontrerete una donna nata bambino che per non rinunciare alla propria identità più autentica dovrà attraversare l’inferno, quello costruito dagli uomini sulla terra. Sarà costretta a fuggire da molte gabbie, liberandosi da pregiudizi, malignità, umiliazioni, violenza. Sopporterà i tradimenti più dolorosi e la solitudine più estrema. Lontana da casa, sprofonderà nell’orrore e nello strazio della guerra dei Balcani, simile a una delle tante guerre che ammorbano questi decenni di pace apparente. Nella sua storia senza respiro, ogni affermazione e ogni negazione vengono rivoltate, amplificate, distrutte e poi sognate, nel tentativo folle di arrivare a un punto che sia almeno un po’ veritiero. Un luogo dove chi è generoso e sa amare abbia ancora diritto all’esistenza. Questa donna che non cede, che non si corrompe, che sa vedere, persino sorridere, e giocare, ha un nome semplice, si chiama Maria. Non è frequente, ma a volte succede che ci siano persone come lei e storie come la sua, nelle quali gli archetipi si manifestano e parlano delle vite di tutti.
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