Libri, vendite ancora in calo nel 2025. Per gli editori manca l’apporto della 18 App

Al Salone del Libro di Torino gli editori si sono confrontati sui dati Aie (Associazione italiana editori) relativi alle vendite dei primi quattro mesi del 2025. I numeri non sono confortanti: incassati quasi 16 milioni di euro in meno rispetto al 2024. Ho assistito, grazie al mio accredito stampa, alla conferenza molto partecipata e non sono buone notizie, visto che il prezzo medio del venduto in questo stesso arco di anni ha mostrato dinamiche notevolmente inferiori all’andamento dei prezzi al consumo. Una levitazione del prezzo di soli 23 centesimi in tre anni, addirittura in leggero calo (-0,3%) nei primi quattro mesi di quest’anno rispetto all’anno precedente. E questo quando l’indice dei prezzi al consumo ad aprile, stimato da Istat, ha fatto segnare un +2%. Diventa evidente come la filiera abbia recuperato solo in parte la spirale inflattiva di costi di materie prime e di trasporti degli anni 2022 e il 2023. Eppure, passando dal lato dei lettori, il libro è un prodotto che viene ritenuto costoso.

Per Stefano Mauri (presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e anche presidente di Messaggerie Italiane spa) non è calata la propensione a leggere, ma venendo meno il sostegno governativo della 18app, è calata la domanda.

Lorenzo Armando vicepresidente Aie e presidente del Gruppo Piccoli Editori, sottolinea: «La piccola editoria è presente in tanti settori e in situazioni diverse. Le aziende si danno molto da fare per trovare nuove fonti di reddito. Quello che sta succedendo indica un cambiamento strutturale del nostro mercato. Oggi sono richieste competenze manageriali e aziende sane. Dobbiamo immaginare l’editoria del futuro in cui alcune cose stanno cambiando. Tutta la filiera si metta attorno a un tavolo. Il pluralismo imprenditoriale è necessario come quello culturale. Chiediamo un rafforzamento del Centro per il libro e la lettura».

Visto che il mercato della distribuzione nelle librerie di catena è in mano praticamente a due soggetti (Messaggerie e Distribuzione Mondadori) l’appello di Armando, che ho riassunto in modo stringato, mi sembra particolarmente calzante. È chiaro, e questa è una mia opinione, che un grande gruppo consente di avere maggiori certezze e organizzazione a livello distributivo, ma è anche vero che i sistemi informatici delle librerie non consentono, molto spesso, di fare ordini dai piccoli editori. Non una buona cosa per il settore, ecco. Per esempio Ubik vedeva il mio libro in catalogo, ma non poteva ordinarlo. Non tutti intendono servirsi degli acquisti sulle piattaforme online e quindi spesso l’unica strada è la rinuncia.

Il presidente Aie Innocenzo Cipolletta chiede anche che le scuole abbiano «un bibliotecario vero che spinga alla conoscenza dei libri e leggere. Le scuole italiane hanno buoni professori, ma spesso la biblioteca è affidata a chi ha un altro lavoro».

Il Bonus 18app (o Bonus Cultura), era una carta elettronica del valore di 500 euro istituita dal governo Renzi con la legge di Stabilità del 2016 per i ragazzi neo 18enni e le loro spese di natura culturale, come ad esempio l’acquisto di libri o di biglietti per accedere ad eventi musicali. La legge di Bilancio 2023 del governo Meloni l’ha abolita a decorrere dal 1° gennaio 2023 e l’ha sostituito con altre due “carte” culturali di diversa impostazione: la Carta della Cultura Giovani e la Carta del merito. Il vecchio Bonus 18app ha smesso di essere valido a partire dai ragazzi che hanno compiuto 18 anni nell’anno 2023.

Per i ragazzi che hanno compiuto 18 anni nel 2022, i 500 euro del Bonus 18app sono stati spendibili fino al 30 aprile 2024.

L’effetto di queste nuove misure di sostegno non si riflette sulla domanda nei primi quattro mesi dell’anno secondo i dati diffusi dall’Aie, mentre è ancora presto per misurare il ritorno prodotto dalle misure a sostegno degli acquisti da parte delle biblioteche. Nel 2023 la spesa generata dall’uso della 18 App dai nati nel 2004 e la coda di mancata spesa del 2022 valevano 58 milioni di euro. Rappresentava ben il 16% del valore del mercato.

Nel 2024 la carta cultura e la carta del merito, 16 milioni e mezzo di spesa di libri a stampa, a cui dobbiamo aggiungere i 29 milioni di coda della 18 App dell’anno precedente, valevano quasi 46 milioni di euro. Era il 10% del valore del mercato dei primi quattro mesi dell’anno. Nel 2025 è vero che è cresciuto l’utilizzo della Carta Cultura e della Carta del Merito da parte di neo-diciottenni nati nel 2006, 18 milioni di euro con un +10% rispetto all’anno precedente, ma a farsi sentire è la scomparsa della coda della 18 App.

La nuova misura delle due carte si riduce a rappresentare appena il 4% delle vendite dei primi quattro mesi di quest’anno, quando nel 2023 ne rappresentava ben il 16%.

Come mai? Renata Gorgani, vicepresidente Aie e presidente del Gruppo Editoria di Varia, analizza: «In Italia imparare a leggere a scuola non fa diventare lettori. Dipende tutto dagli insegnanti di buona volontà. Una situazione che non possiamo continuare ad accettare. Mancano i presìdi della lettura: dove vanno a cercare i libri i ragazzi? La bolla TikTok vale un po’ meno di prima, è più diluita. Noi dobbiamo riportare la gente in libreria, perché il libro fisico è un attore importante. Serve uno scatto di orgoglio di tutte le menti migliori. Senza le istituzioni però è difficile».

Gorgani ha ragione, il problema tocca in modo particolare l’Italia, Paese che è in fondo alla classifica Eurostat per lettura dei libri. Secondo i dati 2022 solo il 35,4% degli italiani di età pari o superiore a 16 anni ha dichiarato di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’indagine, posizionando l’Italia al terzultimo posto nell’Ue, davanti solo a Cipro (33,1%) e Romania (29,5%).

Sono andata però a sbirciare un’altra classifica che forse il governo non ha controllato: “Persone che hanno letto libri negli ultimi 12 mesi per rischio di soglia di povertà, composizione del nucleo familiare, grado di urbanizzazione e numero di libri” e anche qui l’Italia è quart’ultima in questa classifica con il 64,6% delle persone a rischio che non ha letto nessun libro in un anno. Solo Romania, Cipro e Serbia restano dietro. In particolare chi vive in grandi città fa ancora peggio: l’Italia è penultima dietro a Cipro, mentre chi vive in piccoli centri o le periferie mantiene la stessa posizione al quart’ultimo posto, fanno meglio gli abitanti delle zone rurali (l’Italia è 24esima).

L’altra statistica che il governo e gli editori dovrebbero guardare è questa: alla domanda perché non leggi? Queste persone a rischio povertà non rispondono “per ragioni economiche“, anche se in Italia è una delle percentuali più alte (2,4%), ma perché “Non interessate” (48,3%) e perché ritengono di “non avere tempo” (18,3%). Sta tutto qui. E pensate che comunque l’Italia non è piazzata malissimo in questa classifica, ma siccome i lettori sono già pochi in generale, ecco il patatrac. Capire il perché di questo non interesse dovrebbe essere una priorità. Mia opinione: vivere in un mondo di deprivazione sociale, non stimolati da una scuola che fa sempre più fatica, con modelli di riferimento che magari simulano ricchezze e soldi facili, fa sì che la lettura non sia neanche contemplata tra i passatempi.

La statistica del “Non interessato” in Italia cambia in un contesto normale e non di rischio di povertà: addirittura l’Italia è decima in classifica se si considerano coloro che hanno un titolo di studio di secondo grado o una laurea. In questa categoria prevale il “non ho tempo”, che è comunque un aspetto a cui si può più facilmente rimediare.

Il ragionamento logico mi porta a pensare che l’aver agganciato la Carta Cultura Giovani all’Isee, alla fine non spinga comunque i giovani a usufruire del bonus: alla povertà economica si unisce quella educativa e culturale.

Tornando alla nostra ricerca Aie, il calo del mercato, sia a copie sia a valore, ha riguardato tutti i primi quattro mesi del 2025, con valori anche importanti, -6%, -7%, -5% a valore. C’è da chiedersi quanto i valori negativi a febbraio e marzo siano da ricondurre proprio alla minore efficace di carta cultura e carte del merito.

Il calo del mercato non ha riguardato solo tutti i mesi dell’anno, ma anche tutti i generi, con un’eccezione importante. Il settore bambini e ragazzi fa segnare un +5,4% rispetto ai primi quattro mesi dell’anno precedente.

Invece la narrativa sia italiana (-1,5%) sia straniera (-2%) è in territorio negativo.

I fumetti pur negativi con un -1,4% sembrano far meglio rispetto al -10% dell’anno precedente. I manga registrano il calo perggiore (-5,8%), mentre colpisce l’incremento dei fumetti per bambini dai 6 ai 13 anni (+14,5%). Stiamo parlando di percentuali su un valore totale dei primi mesi 2025 di 25,9 milioni.

La saggistica specialistica cala del 12%, al cui interno c’è sicuramente parte dell’editoria accademica. Un mercato che nei primi mesi del 2025 è sceso a 60,7 milioni. Maurizio Messina, vicepresidente Aie e presidente del Gruppo Accademico Professionale, spiega: «Intanto si registra un aumento dell’utilizzo di testi in lingua inglese, ma il libro universitario in generale sta perdendo centralità e studenti e professori tendono a usare materiali alternativi. Eppure l’istruzione sarebbe l’unico investimento che un Paese deve fare per il suo futuro».

Il calo tocca tutte le classi dimensionali dell’impresa in base alle fasce di venduto generate nell’anno solare precedente. Il calo, secondo lo studio diffuso dall’Aie, lo si vede più accentuato tra le case editrici di media e piccola dimensione: l’andamento a copie registra un -6,7% per editori sino a un milione di venduto, un -13,4% da uno a 5 milioni e -1,4% gruppi e marchi oltre 5 milioni di venduto. L’andamento a valore è in linea, rispettivamente -7,3%, -13,1% e -1,3%.

  1. La catastrofica visita allo zoo, J. Dicker, La nave di Teseo (Marzo 2025)
  2. Spera, l’autobiografia, Francesco, Mondadori (Gennaio 2025)
  3. Tatà, V. Perrin, E/O (Novembre 2024)
  4. Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia, A. Cazzullo, HarperCollins
    (Settembre 2024)
  5. Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia, B. Severgnini, Rizzoli
    (Febbraio 2025)
  6. Elogio dell’ignoranza e dell’errore, G. Carofiglio, Einaudi (Gennaio 2025)
  7. Il canto dei cuori ribelli, T. Umrigar, Libreria Pienogiorno (Aprile 2024)
  8. Onesto, F. Vidotto, Bompiani (Gennaio 2025)
  9. Onyx Storm, R. Yarros, Sperling & Kupfer (Gennaio 2025)
  10. Game of Desire. Devozione, H. Riley, Sperling & Kupfer (Aprile 2025)

Aie sottolinea che in questa classifica ci sono sette novità dell’anno e tre bestseller del 2024, ma solo due titoli di narrativa italiana, che per la prima volta dopo anni è in territorio negativo anche se la narrativa di genere ottiene risultati migliori rispetto a quella letteraria (+8,9% contro -11,2%).

Il peso dei 100 titoli più venduti si riduce: 240 mila copie in meno acquistati, pari a 2,8 milioni di euro di spesa. Un fenomeno che ha riguardato soprattutto i titoli di punta (prime dieci novità -23,9%).

Il romance è diventato un genere per autrici italiane che sottraggono quote di mercato a quelle straniere: nel 2025 i romance italiani guadagnano il 16,7% (dieci milioni di euro nei primi mesi del 2025), mentre gli esteri perdono ben il 22,1% (5,1 milioni). Nel 2023 i romance di autrici straniere erano a quota 9 milioni, i volumi di romance italiano fermi a 5,1 milioni.

I dati dell’Aie però ci dicono anche che negli ultimi due anni il genere ha fatto un discreto salto in avanti con il 2024 anno magico (61,1 milioni rispetto ai 56,5 del 2023) e una lieve flessione nel 2025 (-1,5%).

Il calo del valore delle vendite si riflette su tutti i canali a partire dagli store online che perdono il 5,2% su un mercato che in questi quattro mesi vale 172,5 milioni. Le librerie di catena e indipendenti perdono il 2,1% (240 milioni il valore 2025) e la Gdo perde il 6,6%. Le quote di mercato sono suddivise così: store online 40%, librerie 55,6% e gdo 4,5%.

In particolare nelle librerie indipendenti si registrano ben 322 mila copie in meno comprate: -7,5%.


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